Non ‘dove siamo’, nè ‘chi siamo’ ma ‘dove stiamo andando’

Viviamo su un pianeta che non ha elementi di sicurezza. La superficie terrestre non è perfettamente liscia, si presenta increspata, piena di dislivelli. Solo 1/3 della superficie è abitabile e su questo 1/3 brulicano 7 miliardi di persone all’incirca.  Circa il 71% della superficie è coperta da oceani di acqua salata, mentre il restante 29% è rappresentato dai continenti e dalle isole.

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Nel corso di 4 miliardi di anni la terra ha subito trasformazioni incredibili ed ancora è mobile ed in movimento

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Ma il dato più essenziale è che proprio la popolazione umana ha imposto alla terra la maggioranza di  questi cambiamenti

 

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L’uomo ha occupato ogni spazio disponibile, in terra ed in cielo e sfruttatto ogni risorsa del suolo e del sottosuolo.

Secondo diversi esperti, infatti, la crescita della popolazione mondiale porterà alla distruzione della Terra, e questa teoria fa da filo conduttore al film “Inferno” tratto dall’omonimo libro di Dan Brown.

Al momento sulla Terra ci sono circa 7,4 miliardi di abitanti, mentre un secolo fa erano solamente 1,6 miliardi. Tra i Paesi con il maggior numero di abitanti il primo è la Cina, con i suoi 1,4 miliardi di cittadini, seguita dall’India (1,2 miliardi) e dagli Stati Uniti D’America (324 milioni).

Nelle prime dieci posizioni non troviamo nessun Paese europeo, poiché il primo della lista è la Germania (quindicesima) con i suoi 82 milioni di abitanti, mentre l’Italia (63 milioni) occupa la 23esima posizione.

Come si può facilmente immaginare, l’Asia è il continente più abitato nel mondo (4,2 miliardi) e più della metà della popolazione mondiale è asiatica. Il secondo continente più popolato è l’Africa (1,1 miliardi), seguito dalle Americhe del Nord e del Sud (949 milioni), dall’Europa (716 milioni) e dall’Oceania (38 milioni).

Tuttavia i dati statisti ci dicono che la crescita della popolazione mondiale sta rallentando di molto dalla fine del secolo scorso, ma l’ìaspettativa di vita è triplicata rispetto agli inizi del 800, fine 700. Le nascite sono il doppio delle morti, quindi nonostante il rallentamento, secondo l’ONU la popolazione mondiale raggiungerà gli 8,5 miliardi di abitanti entro il 2030, i 9,7 miliardi nel 2050 e gli 11,2 miliardi nel 2100. [dati di Forex]

Ciò significa che le risorse scarseggerano sempre più e quindi l’aspettativa di vita diminuirà, così come il numero delle morti  aumentaranno. Una inversione di tendenza che registra anche un cambio etnico. Infatti i paesi a forte industrializzazione rasentano la curva zero nelle nascite mentre aumenta la popolazione dei paesi meno industrializzati: aumentano le nascite, diminuiscono le morti.

Lo scenario è intuibile ma non proprio così facilmente, perchè tutto ciò influisce sull’ambiente : deforestazione, inquinamento, impoverimento delle risorse naturali, portano la terra ad un cambio d’equilibri che influirà senza dubbio sulla popolazione mondiale che a sua volta imprimerà ulteriori cambiamenti d’equilibrio alla terra.

Siamo entrati in un circolo vizioso dal quale sarà complicato uscirne.

Intanto è importantissimo rivedere il nostro rapporto con l’abienmte e la natura.

Alcuni esempi eclatanti:

  1. I pesticidi colpiscono memoria e orientamento ma anche olfatto delle api, che sono in via di estinzione, procurando un grave danno all’ambiente. Molte specie vegetali non potranno utilizzare questo fondamentale vettore di impollinazione, contribuendo così alla desertificazione del pianeta.
  2.  Basta l’aumento di 1°C della temperatura perché il riscaldamento globale abbia effetti decisamente peggiori di quanto viene stimato oggi. A dirlo è un team internazionale di scienziati che ha analizzato le ricadute del global warming sul tasso di rilascio di carbonio stoccato nel suolo. La ricerca è stata appena pubblicata sulla rivista specializzata Nature. La maggior parte del carbonio esistente sulla Terra si trova nel suolo.
  3. Gli elefanti stanno nascendo senza zanne, per difendersi dal bracconaggio selvaggio. Un fatto incredibile di modifica della specie. Gli elefanti necessitano delle zanne per arare il terreno in cerca d’acque e alimenti, nonchè per difendersi. Tale è stato l’assalto alle zanne degli elefanti, che vengono uccisi per potere asportare l’avorio, che la specie è in via di modificazione e forse si estinguerà se questo trend non si interrompe.
  4. Prima la deforestazione selvaggia che ha fatto sparire migliaia di ettari di foresta tropicale in Perù. Poi la diffusione di miniere d’oro in buona parte illegali e legate al crimine organizzato. Infine l’allarme da contaminazione di mercurio, sostanza che viene impiegata nei procedimenti di estrazione del metallo prezioso, che aveva spinto il governo a dichiarare 2 mesi di emergenza nazionale lo scorso maggio. Adesso una nuova ricerca, condotta dall’istituto americano Duke Global Health e non ancora pubblicata, rivela che il mercurio è una vera e propria piaga: si tratta di una “epidemia cronica” e non soltanto di un fenomeno passeggero. L’analisi scientifica è stata rivelata dal quotidiano britannico Guardian, che ha potuto visionarla in anteprima. I dati raccolti finora riguardano la regione peruviana di Madre de Dios (ribattezzata dai suoi abitanti Desmadre de Dios, cioè postribolo), dove si trova la miniera d’oro di Ara, uno dei siti illegali più grandi al mondo. Gli scienziati hanno raccolto i dati sui livelli di mercurio presenti negli abitanti della zona, scoprendo che sono incredibilmente più alti della norma
  5. Anche in Europa l‘inquinamento atmosferico continua mietere vittime. Lo smog, nel seno più ampio della parola, è responsabile della morte prematura di oltre 470mila europei l’anno. Il numero è quello fornito dall’Agenzia europea dell’Ambiente (AEA) come ultimo dato aggiornato (i valori si riferiscono all’anno 2014) ma se la valutazione fosse in mano all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i morti salirebbero a 600mila l’anno. Centinaia di migliaia in più o in meno, rimane il fatto che il Vecchio Continente è ancora alle prese con la lotta allo smog. Una lotta che ci costa dolore e circa 1.600 miliardi di dollari (rapporto Oms Europa e Ocse).   “Le riduzioni delle emissioni hanno portato a miglioramenti nella qualità dell’aria europea, ma non abbastanza per evitare danni inaccettabili alla salute umana e all’ambiente”, spiega Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’AEA che, nel giorno della votazione a Strasburgo della direttiva smog, ha presentato la documentazione sui progressi raggiunti sull’inquinamento atmosferico.   E tuttavia, riguardo il caso ‘dieselgate’,  nonostante le promesse, la Commissione europea non chiederà che i test sulle emissioni dei veicoli siano affidati a un ente terzo, distinto sia dalle case automobilistiche sia dagli Stati membri. La nuova rivelazione sul dieselgate arriva dalla bozza di regolamento Ue che sta per essere votata a Bruxelles, documento che il quotidiano britannico Guardian ha potuto leggere in anteprima. Una mossa gattopardesca, quella del ramo esecutivo dell’Unione: le nuove regole di “nuovo” avranno solo la data di approvazione, ma la sostanza non cambia. Un ottimo modo per preparare altri dieselgate, stavolta “legali”. Lo scenario è questo: per un anno il dieselgate è sembrato un gigantesco scaricabarile, adesso assomiglia più a una scena di quei western dove tutti si puntano contro la pistola e nessuno può fare un passo. Quando scoppiò lo scandalo l’Ue accusava gli Stati membri, che a loro volta accusavano le case automobilistiche (degli altri paesi, non le proprie), che a loro volta sostenevano di non saperne proprio nulla. Ora che bisogna correre ai ripari, cambiando le regole e facendo chiarezza su chi è il controllato e chi il controllore, tutti accusano tutti per evitare di rimanere col cerino in mano. Insomma ogni paese si controllerà le proprie auto, e basta ma sappiamo che ogni paese favorisce le proprie case automobilistiche (Germania docet) …
  6. Australia: distrutto il 67% della Grande barriera corallina

Non proseguo.

Tra alti e bassi, rovine e ricostruzioni, il mondo dove sta andando …

 

 

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